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Lettera aperta

Pubblicato da in Sulla scuola · 7/4/2011 11:43:19

Stamane quando ho accompagnato mia figlia alla scuola dell’infanzia, ha voluto farmi vedere dei cartelloni che le maestre avevano appeso ai muri. Ha 4 anni da pochi mesi. C’erano le foto di un laboratorio che stanno facendo: un esperto sta lavorando con loro su un percorso di arte. Erano raffigurati i bambini che preparavano frutta e verdura che poi predisponevano su fogli facendo delle composizioni; in alcuni casi c’era la riproduzione di quadri noti. Mia figlia con naturalezza, senza che chiedessi niente, mi ha detto “ questo è un quadro dell’Arcimboldo”.
Non è la prima volta che mi stupisce. Mi piace sapere che lei impara giocando e sta conoscendo l’arte, i colori con gioia e piacere. Mi viene spontaneo pensare a me, ai miei ricordi della scuola materna. Io ho frequentato tutti e tre gli anni  e mi vengono in mente i lavori odiosi e ripetitivi di punteruolo: con lo spillo dovevo cercare di fare tutto il profilo di una figura, non disegnata nemmeno da me. Oppure i sonnellini forzati dopo pranzo: io, che peraltro non sono mai stata da pisolino, dovevo stare con le braccia conserte sul tavolino e aspettare che passasse quel momento di silenzio; non ricordo che mi sia stato dato un libro da sfogliare, non mi era data una possibilità di scelta, una minima considerazione dei miei bisogni. E meno male che ero una bambina tranquilla! Non è stato un lager, era inteso così l’asilo.
E adesso vedo mia figlia e i suoi lavori, le sue scoperte ( esperienze comuni anche degli altri miei figli) e penso: è bello constatare che la scuola italiana ha fatto notevoli passi avanti.
Lo stesso pensiero lo faccio anche per la scuola primaria. Io avevo un’unica insegnante, donna votata alla scuola, niente da dire. Ero un’alunna molto diligente, però non mi mai stato raccontato o spiegato un quadro; non abbiamo mai fatto collegamenti tra un avvenimento storico, l’espressioni pittoriche, la poesia, la musica, le condizioni di vita delle persone di quell’epoca. O abbiamo mai fatto l’orto cercando di capire se una pianta è autoctona o no, la sua provenienza o la sua storia. Non che la mia maestra non fosse brava, ma le sue conoscenze e possibilità erano quelle, ma soprattutto la scuola era impostata così, non ci si aspettava nulla di più. Io ci andavo dalle 8.30 alle 12.30, anche il tempo a disposizione era limitato, per cui le esperienze e gli approfondimenti non erano possibili o comunque in misura minore. E allora mi dico: come si può avere nostalgia per quel tipo di scuola? Andava bene forse allora, ma adesso con tutti i passi avanti che sono stati fatti, come è pensabile tornare indietro, dicendo che anche noi siamo cresciuti bene? Io non avevo a disposizione il computer, a casa avevo una macchina da scrivere piccola e non molto professionale, devo avere nostalgia anche di quella? O non invece considerare le infinite possibilità che mi offre l’attuale tecnologia?
Questa riflessione forse è scaturita dal fatto che da pochi giorni ho saputo che il Dirigente dell’Istituto comprensivo frequentato dai miei figli, ha esternato, durante il consiglio di istituto, le sue preoccupazioni per i prossimi tagli ( Riforma Gelmini): probabilmente non riuscirà a garantire alle nuove classi il tempo pieno, anche se i genitori lo hanno richiesto, e anche la mensa per tutte le altre classi. Forse si tornerà alla scuola dalle 8.30 alle 12.30. Come è possibile? Dopo tutte le rassicurazioni di chi ha propugnato tale Riforma, che non solo il tempo pieno sarebbe mantenuto, ma anche incentivato?
Questo mi rattrista molto e mi preoccupa perché mia figlia, che sa chi è Arcimboldo e ha già riprodotto i suoi quadri, non potrà fare la stessa esperienza dei suoi fratelli più grandi; e mi dispiace anche per i bambini che saranno con lei e che verranno dopo di lei.
Posso fare qualcosa?

Ivana, una mamma

25 marzo 2011


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